Con che baccio a V. S. le mani, e le tengo obligatione che l'occhiale dell'affetto che mi porta l'abbia fatto traveder in me quel che non è, onde tegno uscite tante lodi con quei Signori della mia persona; il tutto ripongo alla sua gentilezza e non al merito mio, che so benissimo quanto vaglia poco. Mi ha fatto aroscire nell'impiegar tante parole in quella bagattella mandatagli(474), nè son così povero di spirito che non conosca la basezza del dono; ma in quello gradisca una buona volontà ch'ho di servirla. E di novo a V. S. mi accomando.
Ge., 26 Ottobre 1624.
Di V. S. molto Il.e et Ell.maAff.mo et Obg.mo S.re
Bar.o Imper.e
1677*.
ANTONIO SANTINI a GALILEO in Firenze.
Genova, 26 ottobre 1624.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXVIII, n.° 160. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo S.r mio Col.mo
Fu esseguito puntualmente l'ordine di V. S. de' 30 di Settembre nel mandare quell'anello(475), e seguì ponendolo in molti fogli di carta in forma di lettere, come allhora io le scrissi, et fatto il plico, sopra fu fatto una coperta, diretta all'Ill.mo S.r Curtio Picchena, primo Secretario di S. A. S.ma: e perchè non ho ricevuto lettere di V. S., nè meno sino la settimana passata ne haveva havuto il S.r Bartolomeo Imperiali, non manco di starne in qualche timore. Hieri il medesimo S.r Imperiali mi mostrò un'altra sua, ove avvisa V. S. haverme scritto l'ordinario passato. La lettera in me non è pervenuta; può stare per il defetto che patiscono le lettere de' religiosi; et se la lettera che per li Signori Balbi haveva scritto al S.r Imperiali conterrà la ricevuta del piego, come non lascio di persuadermi, sarò fuori di questo pensiero.
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