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      Perdonimi V. S. se l'importuno con questa mia diceria: soppongo il tutto al suo esquisito giuditio, e pretendo che tanto ne sia vero e buono, quanto parerà al S.r Galileo. Scusi insieme la molta curiosità, perchè io vorrei pure che al nostro secolo si desse l'ultimo compimento a questo maraviglioso instrumento, e che V. S., che l'ha promosso tanto, gli desse l'ultima mano; ricordandole che a Leon Decimo huomini valenti fabricarono occhiali, per mezo de' quali (essendo egli mezo cieco) vedea, nell'uccellare, distintamente i colori delle penne, con maraviglia d'ogniuno(520). E perchè, S.r Galileo, non si potrebbe riscusitar (sic) questa arte? Ruggero Baccone nella sua Perspetiva, inanzi al fine, scrive che si ponno figurar i cristalli in modo che un huomo paia una montagna(521), e questo con ampliar l'angolo; Ceplero nella Dioptrica propone un problema, nella prop.ne 116, Visibilia, pro lubitu magna reprehesentare(522); Dio buono! quest'è quello che il mondo aspetta, o che il Ceplero, che è l'autore, il ponga in prattica, o che il S.r Galileo supplisca, sì che possiamo un poco più distintamente spiar quel che si fa nella luna. Par solo che sia difficultà lavorar simil figura parabolica; ma, sì come lo specchio parabolico, secondo il Porta et Orontio(523), si lavora con un ferro immobile, così stimo io che col trapano ristretto e col vetro sottoposto immobile possa figurarsi e polirsi et illustrarsi: et ho inteso che già la parabola incavata 15 anni sono fu lavorata in Venetia, la qual faceva un accrescimento incredibile; e l'autor fu il S.r Antonio Baldi, persona ingegnosa, che fe' parer la mamella d'una statuetta di cera una poppa ben formata di donna, et i maestri devono ancor viver in Venetia, e la relatione si ha avuta per via di persone intendenti e di molta stima.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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