Però quando di questa ancora accaggia come di quella dell'Ingoli, io non gliela perdonerò, e seguirò il comandamento di V. E., che può sentire in che concetto ella sia costì e favorirmi di toccarmene un motto. Finisco con restargli sempre l'istesso servitore devotissimo, e con pregare a lei e all'Ecc.ma S.a P.a intera felicità.
Di Fir.ze, li 17 di Marzo 1624(601).
Di V. S. Ill.ma et Ecc.maSer.re Dev.mo et Obblig.mo
Galileo Galil[ei].
1715*.
MARIO GUIDUCCI a GALILEO in Firenze.
Roma, 22 marzo 1625.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 202. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.r e P.ron mio Oss.mo
Mi sa male dell'indisposizione di V. S., perchè l'indugio a rispondere alla mia lettera, quando fusse stato per altra cagione, non m'importava niente, benchè le sue lettere mi siano sopramodo gratissime; ma con tutto ciò antepongo, come conviene, ogni suo comodo a' miei gusti.
Se l'occhiale per il S.r Cavalier del Pozzo non sarà a tempo a Livorno(602), credo che V. S. lo potrà serbare al ritorno. M'è stato carissimo l'avviso del P. Don Benedetto, che faccia matematico Mons.r Corsini(603), il quale mi rendo sicuro che abbia a gustar sommamente di questa scienza, essendo ingegno molto vivo: e mi sa male che al suo ritorno in Roma io non ci sarò, chè proccurerei di confermarlo quanto sapessi e potessi. Io ho deliberato di tornarmene in costà con la Compagnia di San Benedetto(604), la quale, fatto Pasqua, vien qua a pigliare il Giubbileo. Dalla partenza del S.r Card.le Padrone(605) in qua io non so che mi fare in Roma, perchè gli amici con i quali conversavo se ne sono andati, talchè ora mi par mill'anni di tornare in costà.
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