Certe si in regula lignea aut alia ratione transmittere Leydam ad ipsum digneris delineatum pedem, qualem apud vos asservari publice et interest et dubium non est, cautionem me do, te in homine non ingrato beneficium collaturum. Ego quid hic adiiciam praeter verecundiam nihil habeo, quamquam etiam erubesco ruborem meum profiteri apud hominem candidissimum: tu, quidquid id est, boni consule; agam imposterum uti voles. Interea me, quo non est tui observantior, Vir optime, ama, et de ingenuis artibus mereri nunquam desine.
Dabam Gratianopoli, Diniam meam brevi concessurus, XIII grad. Kal. August. anno M.DC.XXV.
Vale.
1730.
GIOVANNI CIAMPOLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 30 agosto 1625.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IX, car. 23. - Autografi il poscritto e la sottoscrizione.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.mo
So che V. S. non si scorda di me, e lo provo di più con il testimonio delle sue cortesissime lettere. Le rendo affettuosissime gratie dell'uffitio che ha voluto passar con me, conforme al nostro instituto, e può rendersi certa che se mi ha prevenuto con lettere, non mi ha però prevenuto con l'animo, con il quale io son sempre seco.
Il trattato che giunse a V. S. le settimane passate, fu di ordine di N. Signore medesimo, il quale, ragionando di mandarlo a i più letterati, nominò lei il primo di tutti gl'altri. Sento poi particolar piacere che ella vada tirando avanti i suoi Dialoghi, sperando di gustare anco in questo il mirabil ingegno di V. S., alla quale bacio con reverente affetto la mano, e le desidero ogni prosperità.
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Leydam Vir Gratianopoli Diniam Firenze Dialoghi
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