E veramente quando i cieli fussero quali se gli figurano i Peripatetici senza sapere perchè, credo che non sarebbon buoni nè per loro nè per noi, nè potrebbono operar cosa veruna; et in somma sarebber giusto qual sarebbe il nostro globo terreno, quando in esso non si facesse nulla, ma fusse un corpus iners et inutile pondus, tanto più ignobile di quello che è al presente, quanto un cadavere di un animal morto è inferiore al medesimo vivente. V. S. a suo tempo vedrà quanto scrivo in questo proposito.
Saluterò in voce il S. Mario, e con lettere il P. Don Benedetto, per parte di V. S.; alla quale per fine bacio cordialmente le mani, e gli prego intera felicità.
Da Bellosguardo, li 22 di Novembre 1625.
Di V. S. molto I.
Ser.re Obblig.moGalileo Galilei.
1744*.
BENEDETTO CASTELLI a GALILEO in Firenze.
Pisa, 10 dicembre 1625.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 224. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo
Rendo molte grazie a V. S. che si sia degnata di mandarmi le sue considerazioni intorno al moto de' fiumi(687), e maggiore sarà il mio obligo se lei applicarà la mente a quelle chiavi per aprire ingressi ad accidenti maggiori, come mi accenna nella sua; e non solo io resterò obligato, ma tutti i galanthuomini, e si verificarà un mio detto in Ferrara, in Bologna e ultimamente in Roma, che questa era materia per l'ingegno di V. S., e non per il mio, come ogni dì più vo conoscendo.
Mi occorre significargli un garbuglio che mi passa per il capo, il quale è stato in gran parte, e forsi totale, causa che io non dimostrassi i due ultimi pronunziati, e che nel dimostrare la terza proposizione tenessi il metodo che ho tenuto.
| |
Peripatetici S. Mario Don Benedetto Bellosguardo Novembre Obblig Galilei Firenze Ferrara Bologna Roma
|