Inviai la lettera che ricevei da V. S. Ecc.ma al Cav.re Chiaramonti, al quale anche adimandai il libro del Keplero(689) scrittole contro, sapendo che ne haveva due copie; il quale mi ha significato che me lo inviarà quanto prima, con le scritture promesse. Se V. S. Ecc.ma comandarà, farò far copia dell'appendice contro il suo Saggiatore, e gliela recapitarò.
Tenendo in obligatione di risposta di una del Padre D. Benedetto, perciò non incaricarò V. S. Ecc.ma di salutarlo. E con tal fine le faccio humilissima riverenza e le bacio le mani.
Di Bolog.a, li 10 di Dec.bre 1625.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.re Galileo Galilei.
Oblig.mo Ser.reCesare Marsili.
Fuori: Al molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.re et P.rone mio Oss.moIl S.re Galileo Galilei.
Fiorenza.
1746.
MARIA CELESTE GALILEI a [GALILEO in Bellosguardo].
Arcetri, 19 dicembre 1625.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 51. - Autografa.
Molto Ill.re et Amatiss.mo Sig.r Padre,
Del cedro che V. S. m'ordinò ch'io dovessi confettare, non ne ò accomodato se non questo poco che al presente gli mando, perchè dubitavo che, per esser così appassito, non dovessi riuscir di quella perfezione ch'io havrei voluto, come veramente non è riuscito. Insieme con esso gli mando dua pere cotte per questi giorni di vigilia. Ma, per maggiormente regalarla, gli mando una rosa, la quale, come cosa straordinaria in questa stagione, dovrà da lei esser molto gradita, e tanto più, che insieme con la rosa potrà accettar le spine, che in essa rappresentano l'acerba passione di Nostro Signore; et anco le sue verdi fronde gli significheranno la speranza che (mediante questa santa passione) possiamo havere, di dover, doppo la brevità et oscurità dell'inverno della vita presente, pervenire alla chiarezza e felicità dell'eterna primavera del Cielo: il che ne conceda Dio benedetto per sua misericordia.
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