Altro non ho di novo, solo che Fra Bonaventura lavora alla gagliarda, e credo che voglia far honore alla bottega. Non occorrendomi altro, la prego a dar nova di me a Madama Serenissima e ricordargli la mia devozione, mentre a V. S. bacio le mani.
Roma, il 21 di Marzo 1626.
Di V. S. molto Ill.reOblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Bened.o Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r e P.ron Col.moIl Sig.r Galileo [Galilei, p.o] Filosofo di S. A. S.
Firenze.
1770*.
BARTOLOMEO IMPERIALI a [GALILEO in Firenze].
Genova, 21 marzo 1626.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XI, car. 21-22. - Autografa.
Molto Ill.re et Eccell.mo S.r mio Oss.mo
Il motivo di V. S. di non aver voluto accettar la riconciliazione del Padre Oratio Grassi(745), prima che non abbia dato alle stampe quel suo libro, ha del nobile e del generoso, come ànno tutte le azioni sue; nè punto mi duole della poca ventura del Padre, meritando di pagare il fio, per essere stato il primo a provocare con opporsi così rabbiosamente alla verità. Suo sarà il danno, se con altra risposta per le rime sarà sferzato, onde una volta abbia a confessare: Vicisti, Galilaee(746), come il Mostro(747) in Roma ha di già profetato. Il S.r Gio. Batta Baliano, servitor di V. S. et intendente della professione, mi diceva l'altro giorno, conforme il parer universale, che il Grassi aveva preso un granchio, e che aveva disgusto di non essersi abboccato con esso nel tempo che si fermò per alcuni pochi giorni in Genova, per trarlo o convincerlo d'errore.
Con questa occasione trattai col Baliano della scienza de gli specchi, disiderando io alcun moderno che con più ordine e chiarezza l'avesse ridotta a perfezione; ma come non abbia di fresco simili soggetti alle mani, avolto massime in cure publiche, non ho avuto l'intento.
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