Mi commandi, che li sono obligatissimo, e dopo Dio benedetto conosco e riconosco ogni mia fortuna da V. S., alla quale bacio le mani.
Di Roma, il 4 di Aprile 1626.
Di V. S. molto Ill.reOblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Bened.o Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.r mio Col.moIl S.r Galileo Galilei, p.o Filosofo di S. A. S.
Firenze.
1774*.
BONAVENTURA CAVALIERI a [GALILEO in Firenze].
Roma, 4 aprile 1626.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XI, car. 25. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.re
Credo che V. S. Ecc.ma havrà ricevuto una mia lettera, nella quale gli davo qualche raguaglio di me, con insieme avisarla della ricevuta di una sua, a me gratissima per haver inteso il ben stare di V. S. et il seguito circa la lettura di Pisa(763). Hora di nuovo vengo con questa mia a salutarla cordialissimamente, e a dirli come le cose mie stano pure sin hora nei medesimi termini di prima, nè sono punto migliorate per la venuta del P. D. Benedetto. Spero però nelle molte promesse fattemi dal S.r Ciampoli, che, quanto al suo potere, la mia venuta non debba essere stata indarno: ma le cose vano lunghe, e certo qua bisogna esser spagnuolo e non franzese. Le strade sono lunghe; le occupationi del S.r Ciampoli mi privano di tutto quel refrigerio che potria havere per i miei studii; altri non vi sono pari a lui. Del P. D. Benedetto non parlo, chè credo, come mio maestro, sia per aiutarmi all'occasioni, se altro non lo trattiene. Hora lascio fare alla fortuna e a Dio, poichè ciò che ha da esser non mancherà, e attendo a mettere in registro il mio trattato de' solidi.
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