Et io, pregando a V. S. da Nostro Signore Dio felicissime le santissime Feste et tutti gli anni, i quali pure sieno molti e molti a pro del mondo con la sua gloriosa vita, le fo humilmente riverenza.
Mirandola, 19 di Xmbre 1626.
Di V. S. molto Ill.
Humil.mo e Div.mo Ser.
Domenico Grini.
1802.
NICCOLÒ AGGIUNTI a GALILEO in Firenze.
Pisa, 23 dicembre 1626.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XI, car. 49-50. - Autografa.
Molto Ill. et Ecc.mo Sig.r et P.ron mio Col.moNon mi scuserò del non havere scritto a V. S. Ecc.ma, perchè credo che il mio silentio gli sia stato più di commodo che di noia: prima, perchè non gl'havendo scritto non vengo a haver gravato la sua cortesia a rispondermi; di poi, perchè ella così viene ad havere schivata la mia importunità con la quale gli harei per tutte le lettere rimproverato la troppo supina infingardaggine che la ritiene dal ripigliare l'intermessa, per non dir pretermessa, opera del suo Sistema. La buona filosofia, da molti secoli in qua, non ha conosciuto altro padre che lei, ma in questa azzione V. S. se le dimostra più tosto patrigno che padre. Horsù, è bene che io entri in altro, perchè in questa materia affliggo me stesso e disgusto lei.
Gl'altri vengono a Studio per imparare, et io se vorrò imparare bisognerà che parta da Studio e torni da lei. Da che io son qua, non ho imparato nulla nulla penitus; dal che ne cavo due conseguenze: una è che io so assaissimo, poichè qua non ci è chi mi possa insegnare; et l'altra è che io sono ignorante e dappochissimo, poichè di tanti milioni di cose trovabili, io non ne trovo pur una: e questa seconda è quella vera, et quella che mi fa vivere in continuo tormento.
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