Però questo si lascerà determinare a voi, con dimandare quelli che vi potessino essere i più grati, pensando non vi abbia a dar molto fastidio una o dui bocche di più, poi che penso altri, che pur dovete aver attorno, non meno vi costino, e forse saranno meno bisognosi di me e meno congiunti con voi. Io poi me ne resterei qua con il resto della famiglia, sperando nelle mie occorenze che la Massimiliana mi sovveniria. Hora, piacendovi, potrete pensare un poco sopra questa mia proposta (senza però annullare il vostro primo pensiero, ciascuna volta voi lo stimassi riuscibile), e dirmene il vostro parere, non ci trovando io cos'alcuna che mi paia repugnante per non essequirla, ma bene per l'una e l'altra parte di molto utile: pure potrei inganarmi, et per ciò n'attenderò il vostro giudizio, come da quello che sa e intende meglio di me.
Qua si è fatto un vivere dispietato, e bisogna consumarsi stentando, massimamente io che mi trovo carico di sette figliuoli. Il primo è Vincenzo, del quale per ancora non ò risoluzione alcuna dove sia per voltarsi, ma penso pure sarà a Roma, volendo quest'Altezza più presto suggetti atti per servizio della sua cappella che di camera, cosa che in Francia non potria conseguirsi, per non sonarsi là di musica. Ci è poi Mechilde, che va alla scuola di certe monache Iesuitiche che poco tempo fa furno fatte venire da Roma da quest'Altezze: impara latino et altre cose, mostrando haver mirabile ingegno, et è sommamente amata da esse Madri. Ci è poi Albertino, che tutta via séguita le scuole con molta laude de' Padri Iesuiti; poi Michelagnolo, Cosimo, Anna Maria, e Maria Fulvia, tutti in vero figliuolini degni di contentarsene; et fra tutti l'Anna Maria si mostra la più graziosa, et ha una faccia d'angelino.
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