Ma hora che V. S. mi consiglia a star qua, e che la vicina partenza de' miei concameranti mi darą commoditą di mutare stanza, senza pensarci punto son risolutissimo di star sino allo sgocciolo delle lezzioni, alle quali in quest'ultima terzeria ho hauto et ho, per mia buona fortuna, maggior frequenza di scolari che mai. Dopo la solita lezzione di geometria ho cominciato a proporre e risolvere qualche problema fisico, la qual cosa a chi dą gusto, a chi disgusto, et a chi nč l'uno nč l'altro, secondo che altri č intelligente, altri maligno, altri balordo. Ma io de' balordi non ne tengo conto; i maligni, V. S. non dubiti, quando mi viene il taglio, che io non gli staffili; vedrą V. S. le mie post-lezzioni al ritorno che farņ; gli intelligenti son quelli che io stimo, a' quali per sodisfare non cesso di affatigarmi, et sin qui le mie fatighe non sono state vane; molti, a mia persuasione e fedele et ingenua scorta alla via del buono e vero modo di studiare, si sono apostatati chi dal Peripatecismo et chi dal Iustinianismo.
Tra quelli che hanno fatto profitto nelle matematiche, uno č il figlio del Sig.r Iacopo Cicognini, il quale ha inteso mirabilmente i primi sei libri et l'XI et XII di Euclide, et adesso vediamo i Conici di Pergeo. Questo mi ha pregato che io voglia supplicar V. S. di questo: che essendo suo padre adesso su 'l deliberare se sia bene o no di fargli havere quest'altro anno una lettura di Instituta qui in Pisa, V. S. sia quella che dia il tratto alla bilancia, e dica che sarebbe benissimo fatto e lo consigli al sģ. Il giovane non ci ha altro fine se non di poter anco quest'altri anni esser meco, e dopo quelle lezzionacce (adopro le sue parole), che con poca fatiga se ne disbratterą, potere ex toto corde attendere alle matematiche, le quali non finisce mai mai di lodare e predicare per tutto; et quando gli dico qualche discorso di V. S., impazza per allegrezza, et č devotissimo adoratore del nome di V. S.
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