Io non ho potuto far di meno di non obbedire, massime che leggerò pochissimo, et ho pensiero di caricarla al Padre Fra Bonaventura nostro.
Non ho lettere del Sig.r Arrighetti(850), e lo sto aspettando a gloria. Supplico poi V. S. a farmi grazia di significare al Ser.mo Gran Duca, che li vivo servitore di cuore, obligatissimo e devotissimo, e che desidero più che mai di lasciar le mie ossa in Badia servendo S. A., ma che hora ho troppo catene a' piedi; e credami, che se bene ricevo continovi honori da questi Padroni, i quali mi commandano assai frequentemente, e di ordinario questa Corte suole imbriacare gli huomini di mille speranze, tuttavia io non mi ci so accommodare, e quanto al mio gusto particolare mangerei più volentieri i pesciolini d'Arno che i storioni del Tevere. E li bacio le mani.
Di Roma, il 21 di Maggio 1627.
Di V. S. molto Ill.reOblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Bened.o Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r e P.ron Col .moIl Sig.r Gal[ileo] Galilei, p.o Filosofo di S. A. S.
Firenze.
1819*.
BENEDETTO CASTELLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 22 maggio 1627.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXX, n.° 8. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r e P.ron Col.
Hieri scrissi(851) a V. S. che credeva che bastasse haver la prima tonsura, senza portar habito clericale, per godere la pensione, purchè non passasse 60 scudi: il medesimo li confermo hora, havendone hauta più sicura informazione. Per tanto V. S. potrà intendere se il Sig.r Vincenzo si contenta di questo, e così finiremo il negozio; e mi avvisi.
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