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      Io ne ò volsuto dar conto a V. S., senza la volontà del quale non ardirei risolvere cos'alcuna, intendendo ubbidire a quanto comanderete; e se subbito alla ricevuta di questa me ne dirà il suo volere, penso che ancora la risposta potrà trovarmi qua: e così con intero gusto m'invierò, quando sappia la vostra intera satisfazione. La figliuola in vero non inclina a restare, ma si mostra desiderosissima di venir con noi; et io anco non intendo farli violenza, sì che mi trovo non poco confuso, et aspetto che essa mi cavi di questo intrigo, perchè non so che risolvere, parendomi anco non si doverla buttarsi (come si suol dire) dietro alle spalle un tal partito. Non ci dirò sopra da vantaggio, ricorendo a l'ottimo rimedio, che è l'invocazione divina, e pregar quella ad inspirarci a risolver quello sarà per il meglio.
      Il S.r Cosimo(870) mi scrive d'Agusta che un certo barone, venuto da Vienna, li abbia detto che in mano de l'Inbasciatore di Spagna à veduto un nuovo uso d'occhiale, quale rappresenta le cose lontane assai vicine come l'ordinario, ma con quello si vede ogni oggetto subito senza alcuna fatica, e questo viene da voi; sì che m'inmagino, sia quello che già 10 anni fa ritrovasti e si riguarda con tutta dui gl'occhi, e serviva benissimo su le galere, sì come mi dicesti averne fatto a Livorno l'esperienza. E se è divolgato, ve asorterei mandarne a presentar uno a questo Ser.mo, avanti li pervenisse per mano d'altri.
      Questo è quanto per hora mi occorre dirle, sperando a bocca a suplire a quello occorra: e intanto tutti di vivo cuore ci raccomandiamo a V. S. e alle monache, vivendo con estremo desiderio di arrivare a quel'ora di rivedervi e rallegrarci con tutti.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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