Aff.ma Fig.laSuor M.a Celeste.
Fuori: Al molto Ill.e et Amatiss.mo Sig.r Padre
Il Sig.r Galileo Galilei.
1844*.
MARIA CELESTE GALILEI a GALILEO [in Bellosguardo (?)].
[Arcetri, 1627 (?)]
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 292. - Autografa.
Amatiss.mo Sig.r Padre,
Con mio grandissimo contento intesi l'altro giorno che V. S. stava bene; il che non segue già di me, poi che da domenica in qua mi ritrovo in letto con un poca di febbre, la quale (secondo che dice il medico) saria stata di considerazione, se un poco di flusso di corpo sopraggiuntomi non gl'havessi tagliata la strada e ridotta di presente in poca quantità. Io, già che Dio benedetto mi fa gratia di mantenermi V. S., prevalendomi di questa habilità, a lei ricorro in tutte le mie necessità, con quella confidenza che più un giorno dell'altro mi somministra la sua cordiale amorevolezza; e particolarmente adesso, che mi trovo bisognosa di governarmi mediocremente bene per rimediare alla mia estrema debolezza, havrei caro che V. S. mi somministrassi qualche quattrino per provvedere a i miei bisogni, che sono tanti che a me saria troppo faticoso l'annoverargli et a lei quasi impossibile in altra maniera il sovvenirgli. Solo gli dirò che la provvisione che ci dà il monastero è di pane assai cattivo, di carne di bue, e di vino che va in fortezza. Io mi godo il suo, del quale ne ho ancora un fiasco e mezzo; e non me ne fa di bisogno per ancora, perchè bevo pochissimo. Basta, lo partecipo anco con le altre, come è il dovere, e particolarmente con Suor Luisa, alla quale gustò fuor di modo l'ultimo fiasco che V. S. mandò, che fu assai chiaro, ciò è di poco colore e assai valore.
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