Ho fatta buona esamina per conoscere se dalla banda mia ci fossi caduto qualche errore che meritassi questo castigo, et uno ne ritrovo (ancorchè involontario); e questo è una trascuraggine o spensieritaggine ch'io dimostro verso di lei, mentre non ho quella sollecitudine che richiederebbe l'obligo mio, di visitarla et salutarla più spesso con qualche mia lettera: onde questo mio mancamento, accompagnato da molti demeriti che per altro ci sono, è bastante a somministrarmi il timore sopra accennatoli, se bene appresso di me non a difetto può attribuirsi, ma più tosto a debolezza di forze, mentre che la mia continua indispositione m'impedisce il poter esercitarmi in cosa alcuna, e già più d'un mese ho travagliato con dolori di testa tanto eccessivi, che nè giorno nè notte trovavo riposo. Adesso che, per gratia del Signore, sono mitigati, ho subito presa la penna per scriverle questa lunga lamentatione, che, per esser di carnevale, può più tosto dirsi una burla. Basta in somma che V. S. si ricordi che desideriamo di rivederla, quando il tempo lo permetterà; in tanto gli mando alcune poche confetioni che mi sono state donate: saranno alquanto indurite, havendole io serbate parecchi giorni con speranza di dargliene alla presenza. I berlingozzi sono per l'Anna Maria e suoi fratellini. Gli mando una lettera per Vincentio, acciò questa gli riduca a memoria che siamo al mondo, perchè dubito ch'egli non se lo sia scordato, poi che non ci scrive mai un verso. Salutiamo per fine V. S. e la zia(924) di tutto cuore, et da Nostro Signore gli prego vero contento.
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Anna Maria Vincentio Nostro Signore
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