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      Io sentirei con gusto che il figliuolo andassi a Roma; et in tanto bisogneria, se non vuole studiare, che lo facessi staffilare da sua madre alla vostra presenza, acciò non andassi il tutto in rovina. La vostra considerazione circa il mandar costà il precettore si confronta totalmente con la mia, come con altre mie lettere haverete già visto, e per questo non ci farò sopra altro discorso.
      Circa quel particolare scrittovi di Bologna, dove dicevo pensare havervi alleggerito il fastidio per la mia di costà partenza, il senso mio s'indirizava, poi che alcune volte ne' nostri discorsi posso havervi dato poca sodisfazione; et in particolare sapete che, per non haver io accettato quella parte della vostra provvisione che mi offerivi volere assegnare quando io mi fussi risolto fermarmi del tutto costà, mi dicesti che ciò vi recavi a ingiuria, come anco l'abborimento del poter stanziare a Firenze senza di voi: cose a l'ultimo che mi pare, quando fussino prese per quel verso che l'intendo io nel mio cuore, forse non ne meriterei tanto biasimo; e se sono così nelle mie cose dubbio e anbiguo, bisogna scusarmi, perchè in vero son pieno di confusione, et in somma il mio intendimento è debolissimo, come ben sapete, nè si estende più oltre, e bisogna (come dice il proverbio) pigliar l'amico col suo difetto: basta bene restar sicuro che in me non troverrete mai inganni nè fraudi, e che son tutto pieno di buona e sincera mente.
      Ho sentito che avete hauto piacere che io abbia levata la Mechilde da quelle monache.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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