Domenica ne compràmo in fiera tre dozzine per il S.r Vincentio, che doveranno sodisfare. Fu mio consiglio il valersi della commodità della fiera, e credo che sia stata buona spesa. Se piacerà a V. S. ch'io serva il S.r Vincentio ne gl'altri suoi bisogni di accomodargli denari, o che queste spese passino per mia mano, io lo farò diligentemente e renderò a V. S. minutissimo conto; e di lui son sicuro che si rimetterà a quanto ella comanda in tutto e per tutto.
In una cosa sola non convengo col Sig.r Vincenzio, ed è questa. Sento che, mosso da sua natural cortesia, vuol aggiugner alla mia nota non so che spesa per la laurea del dottorato. A conto di questa V. S. non gli dia pur un soldo, perchè non è tra le necessarie anco secundum quid, ma tra le superfluissime, mentre che il suo laureante sarà un amico domestico e servitor obbligatissimo al Sig.r Galileo, che sì come riceve honore di poter servir il suo figliuolo, così riceverebbe troppo ingiuria d'esser trattato del pari con gl'altri dottori. Però in questa parte V. S. non dia fede al Sig.r Vincenzio, che senz'altro la vuol gabbare, e io lo so di certo.
Bacio a V. S. reverentemente la mano, e dal Signor Iddio le prego intera sanità e lunghissima vita.
Pisa, 17 di Maggio 1628.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma
A i dottori V. S. sa che convien portar l'anello; però quel ch'ella vuol provvedere al S.r Vincentio par che sia bene il mandarlo, acciò se ne serva nella cerimonia del dottorato senza haverlo a pigliar in presto.
Aff.mo e Obblig.mo Se.re
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