Roma, 9 settembre 1628.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IX, car. 127-128. - Autografa.
Molt'Ill.re e molto Ecc.te Sig.r mio sempre Oss.mo
Non potrei facilmente esprimere l'allegrezza che m'ha arrecato la gratissima di V. S. delli 28 del passato, giuntami hoggi, havendo in essa buone nove della sua sanità e rivedendo il solito affetto col qual mi favorisce nel'inviarmi sì caramente l'annuo saluto, con sì felici annunzii per il nostro filosofico consesso e me particolarmente. Di che mentre le rendo quelle maggiori gratie che devo e posso e le riprego a lei da Dio benedetto ogni maggior contentezza e felice(1001) compimento di quelli studii et opre che tanto possono esser di beneficio e giovamento non solo a noi, ma anco al publico de' letterati, e viventi e posteri, non devo lasciare di aggiugnere quello che conosco a proposito per conseguir felicemente questo intento e desiderio. E per la sua sanità principalmente devo pregarla di due cose: prima, di lasciar da parte ogni operatione e pensiero che in qualsivoglia modo le apporti briga o noia, e seguir, con diletto però e senza fatiga, le sue compositioni, in modo che possa, senza travaglio di soverchio lavoro, ridurle a compimento: seconda, d'eleggersi aria per quest'inverno ove non senta alcuna offesa d'humidità o di rigore; e crederei che migliore non potesse essere che sul mare istesso, in luogo più tosto basso che ventoso; e di gratia, prema in questo, perchè l'aria è tutta l'importanza.
Circa li studii poi, io credo che ciascuno conosca molto bene che V. S. è fuor di giostra, e che non è obbligato a discender in arena o entrar in steccato, come si dice, con alcuno.
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Dio
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