Non biasmo le repliche che lei mi dice haver fatte, ma vorrei non li levassero punto il tempo per l'altre scritture maggiori, il compimento delle quali è d'altro momento et aspettativa nella cognition delle cose e problemi maravigliosi, e massime della natura di tutti i moti. A questi io devo in nome di tutti sollecitarlo, e quanto alle risposte sopradette sinceramente dirle, che sì come già son fatte et è bene vengano da maestro, così mi parebbe benissimo fusserò portate da discepolo che fatigasse a' cenni di V. S., e lei non havesse a metterci più nè tempo nè fatiga. L'istesso parere è di Mons.r Ciampoli e altri palatini e letterati che amano e stimano le cose di V. S. come conviene, oltre tutti gl'altri letterati disappassionati. Ancorchè sia in tutti certezza che qualsivoglia cosa che venga da V. S. non pol esser se non dignissima per sè stessa, tutta via par che l'aversario habbia pur troppa sodisfattione, mentre la fa uscir in campo.
Mi resta un'altra parte, et è l'allegar le cagioni del mio silenzio. V. S. s'imagini pure, oltre l'intronamento della sanità per male di reni da tre anni in qua, del quale sto meglio, Dio gratia, un cumulo di brigosissimi e molestissimi negotii, che mi tengono continuamente avviluppato et inquieto. Con tutto ciò non lasciamo di premer di continuo con i Sig.ri compagni nelle stampe, che si tirano avanti, e presto verranno fuori le longhe fatighe nella natura Messicana(1002) et altre. E sempre ricordevole degl'obblighi che tengo a V. S., e desiderosissimo sempre mi commandi, resto con brama et ansietà delle sue opre mirabili sopradette, e d'intenderne nova del compimento, et imprimis della conservatione della sua persona con sanità, per la quale ricordo quanto ho scritto di sopra, dettatomi da vero e sincerissimo affetto.
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Mons Ciampoli Dio Messicana
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