E questo che io dico è tanto vero, che l'Ecc.mo S.r Ambasciator Veneto Angelo...(22) più volte m'ha detto che la scrittura pare opera di V. S.
Quanto a quella difficoltà che fa dell'acqua premuta, non credo che il Fontana(23) possa pretendere quella fuga che V. S. pensa: prima, perchè non l'ha detto; e di più, se lo voleva dire, e se intendeva questo punto della velocità, fu in tutto vanissima l'opera sua di quelle misure. Ma rispondendo più vivamente dico, che in tal senso non è vero che l'acqua occupi minor loco per essere premuta, come dice il Fontana, ma per essere veloce, come dico io; nel modo che non è vero che il giaccio galleggi, per essere a predominio aereo, ma perchè è più leggiero dell'acqua. So che V. S. m'intende senza che io dica più: la voglio solo pregare che osservi la cautela con la quale io camino nella mia scrittura, di dire sempre che non(24) è stata bene intesa, pienamente spiegata, al vivo penetrata, e simili cose, la velocità dell'acqua e la sua forza in fare scemare la misura.
I Padri del Collegio han vista questa opera; io però non glie l'ho data; e la lodano in colmo. Presto haveremo un libro novo e grande delle macchie solari del finto Apelle(25). Staremo a vedere. In tanto li bacio le mani, che mi s'aggiacciano dal freddo. Il padre Falconcini porta lui i miei libri.
Roma, il 21 Gen.o 1629.
Di V. S. molto Ill.reOblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Benedetto Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r e P.ron Col.moIl Sig.r Gal.o Galilei, p.o Filosofo di S. A. S.
Firenze.
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