Mi scusi, di gratia; e se vol mandarle per maggior prestezza, le potrà inviare al S.r Cesare, overo al nostro monastero in Bologna, che si chiama S. Eustachio, al P. Provinciale. E con questo faccio fine, ringratiandola della lettera scritta per me al S.r Cesare, e li baccio le mani.
Di Parma, alli 27 Marzo 1629.
Di V. S. molto Ill. et Ecc.maDev.mo et Ob.mo Ser.re
F. Bon.ra Cavalieri.
Mi rallegro poi delle nozze felici del suo figliolo.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.moIl Sig.r Galileo Gal.ei
Fiorenza.
1942.
CESARE MARSILI a [GALILEO in Firenze].
Bologna, 28 marzo 1629.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IX, car. 149. - Autografa la sottoscrizione.
Ecc.mo Sig.r P.ron mio Col.mo
Son vivuto sin hora, vivo e vivrò anche doppo morte, partialissimo servitore del mio caro Sig.r Galileo, nè accidente di alcuna sorte torrà che non sia un interno desiderio in me di poterla servire, come per questo rispetto m'assicuro altretanta corrispondenza dalla parte di V. S. Ecc.ma; che non dirò superflue, ma almeno troppo abondanti, sono state le longhe scuse che ella ha fatto nella sua cortese, poco fa a me gionta, per non havermi scritto(49). Fu vero che passa di poco l'anno che, nell'esercitarmi per un torneo che si preparava al Gran Duca, in un incontro mi scavezzai il braccio destro in mezzo tra 'l gombito e la spalla; ma è anche vero (Dio laudato) che sono talmente ritornato, che ho potuto far l'istesso giuoco quest'anno di carnovale nel medesimo luogo.
Mi saria bene stato più caro l'intender da V. S. Ecc.ma, se il Chiaramonti l'ha pur fatta perdere a gl'astronomi intorno alle stelle nuove e commete nell'ottavo cielo o sopra la luna; del che ne sto ansiosissimo, e se me ne darà risposta, non mi potrà fare il maggior favore.
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