1973.
BENEDETTO CASTELLI e MICHELANGELO BUONARROTI a GALILEO in Firenze.
[Roma, 1629].
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XV, car. 10. - Di mano del CASTELLI sono le lin. 1-16, 22-26, e di mano del BUONARROTI le lin. 17-21 [Edizione Nazionale].
Molto Ill.re Sig.r e P.ron Col.mo
Hora hora ho inteso il spropositato scropolo di quelli che cercano, sotto titolo di pietà, far levare a V. S. la provisione che gode dalla grandezza del Ser.mo Gran Duca(128). Sottile inventione! Mi favorisca V. S. significare da parte mia a S. A., che solo col nome e fama del merito di V. S. io ho sostenuta la lettura di Pisa e sostengo hora quella di Roma, ed habbiamo fatti due altri lettori, uno di Pisa(129) ed uno di Bologna(130), e questi due, tali che ogn'un di loro è bastante da illustrare ogni grande Università; e in conseguenza lei merita che li sia rizzata la statua nello Studio di Pisa. Cosa ridicolosa mi pare il mettere in scropolo che sia assegnata questa provisione a V. S. delle Decime, mentre un semplice computista può levare affatto il scropolo: poi che il Ser.mo Gran Duca può impiegare mille e due milla scudi delle Decime nelle galere; e quando il merito del Galileo non sia reputato da questi scropolosi per servizio dello Studio (ah, maligni ignoranti!), potrà essere riconosciuto con girare una partita di due milla scudi, di quelli che S. A. Ser.ma impiega nelle galere, a favore di V. S. Non ho tempo, perchè il Sig.r Michel Angelo vol finir la lettera.
A Michelagnol Buonarroti questa lettera par finita, nè può altro che confermare il detto del P. D. Benedetto.
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