Rimando a V. S. la lettera del S.r Giorgio(155), e tra poco potrò inviargli la risposta, la qual per insin a hora non ho hauto tempo di fare; ma con la partenza della Corte mi si levano molte brighe, sì che potrò servir V. S.
Il Sig.r Dino(156) saluta V. S. cordialissimamente, e resta molto maravigliato che, in tanto tempo nel quale ha conversato seco, un par d'un intelletto di V. S. non habbia compreso esser lui veramente la vera idea dell'infingardagine. Perchè dunque ella cominci ad accorgersene, per mera pigrizia non gli scrive.
Io mi rallegro sommamente che gli abbondino nuovi pensieri degni di essere scritti, non perchè così il suo libro cresca, ma perchè così maggiormente si scema la nostra ignoranza. Non la tedierò più, ma farò fine col riverirla e salutarla ossequiosissimamente.
Di Pisa, 24 Gennaio 1629(157).
Di V. S. molto Ill. et Ecc.ma
Dino veramente non può negare l'estrema infingardaggine, che a nativitate gli sta radicata nell'ossa, ma non ammette già questa per cagione del non havere scritto o del non iscrivere a V. S. Ecc.ma Di ciò ne ha tutta la colpa chi di sopra m'ha tanto caritativamente ricoperto. Son qui pronto per discoprir la verità, ma il Sig.r Niccolò qui presente mi urta nel braccio e non vuol ch'io passi più oltre.
Sin qui è vero, tutto il resto è bugia. N. A.(158)
Devot.mo et Obblig.mo Ser.reNiccolò Aggiunti.
Sono stato in continua speranza di poter mandar questa lettera per mio padre, che pur doveva tornarsene a cotesta volta; ma l'indisposizione di Madama Ser.ma ha impedito a lui la venuta et a me ha defraudato la mia speranza: la quale acciochè più a lungo vanamente non mi tratenga, ho risoluto mandargli questo piego finalmente per l'ordinario.
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