Perciò è venuto qua a posta dall'Indie Orientali un tal Padre Borro(166), Milanese, della Compagnia di Giesù, et altri Portoghesi; et il Re ha deputato una giunta o consulta di huomini intelligenti sopra questa materia. A chi trovasse nella longitudine alcun punto fisso, pare a me, gl'offeriscono diecimila ducati di rendita, et cinquemila a chi trovi altra maniera di graduare detta longitudine. Pure me ne informerò meglio; et sarà bene che V. S. informi di questo negotio il futuro ambasciatore et glielo faccia raccomandare da' Ser.mi Padroni, et ne parli ancora col S.r Esaù et al medesimo dia li originali delle lettere regie che tiene per il Duca di Ossuna, acciò al ritorno di detto S.or Esaù si possa giustificar la verità di quanto ho fatto sapere al Re et insieme dar principio o, per meglio dire, ravvivare questo negotio, che, se non accrescer la fama di V. S., può almeno augumentarla di ricchezze et guadagnarli la benevoglienza di questa Corona.
In proposito di navigationi io so poco o niente, et quel mio scritto(167) fu fatto a instanza di amici, et è come uno schizzo di quelle cose che l'osservanza delli scritti et discorsi altrui mi ha fatto acquistare, et che io pensai poter muovere loro AA. et la nostra natione ad abbracciare quel negotio; ma in sostanza io non fui mai filosofo nè marinaro, chè diversamente dalla mia inclinatione fui fatto studiare, et di poi le continue mie peregrinationi non mi hanno dato luogo ad applicarmi a quello haverei voluto et desidererei hora sapere, per sodisfare a quanto V. S. mi comanda per la perfettione della sua constitutione dell'universo.
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