A questo io risposi che V. S. haverebbe haute dimostrazioni in contrario, e che haverebbe provato che la terra non era una stella; cosa che credo li sarà facilissima, quanto è facile provare che la luna è luna, e non terra, Marte è Marte, e non luna nè Venere, etc.: e così mi disse che V. S. dovesse provar questo, chè nel resto le cose potevano passare. Io scrivo questo, acciò lei conosca come passano le cose, e se li pare bene fare un poco di gionta intorno a questo particolare.
Quanto al nostro Mecenate(181), gli ho mostrata la lettera di V. S., e m'ha detto che non desidera cosa al mondo più che di vederla e di sentire il suo libro. In ristretto, del negozio lui spera bene, ma non si può promettere niente di certo: tiene però per fermo che col venir qui lei, col suo trattare, col suo discorso, con le sue maniere e con l'opera stessa in mano, superarà, quan[do] s'incontrasse, ogni difficoltà.
È stato da me questa mattina il Sig.r Stelluti, col quale ho comunicata la lettera di V. S., e farà l'officio col S.r Principe Cesi: e lui m'ha detto che il libro de maculis(182) è stampato, e che non ci manca altro che il frontespicio, quale è in mano dell'intagliatore; e di più m'ha detto che il libro è gran volume, ma che da una parte dell'indice, che lui ha vista dall'intagliatore, pensa che la manco cosa sia de maculis solis; e così credo che si faccia a fare i libri di buono e giusto volume, come incastrando nel trattato della calamita la ragione perchè il leone si spaventi alla voce del gallo, se la favola fosse vera, titolo di un capitolo del libro De magnete del P. Cabeo(183). E perchè non voglio più tediarla, finisco e li bacio le mani.
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