Finiti dunque che saranno di copiare i Dialogi, venga senza metter tempo, acciò non sopravenghino i caldi; e dia questa consolazione a tanti che la desiderano ardentissimamente, e a me in particolare, tanto suo obligato servitore. Con che li bacio le mani.
Di Roma, il 16 di Marzo 1630.
Di V. S. molto Ill.reS.r Gal.o
Oblig.mo e Aff.mo Ser.re e Dis.loDon Bened.o Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r e P.ron mio Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, p.o Filosofo di S. A. Ser.ma
Firenze.
1994**.
BONAVENTURA CAVALIERI a [GALILEO in Firenze].
Bologna, 2 aprile 1630.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XI, car. 130. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo
Per dar subito risposta a V. S. Ecc.ma, non so se li darò a bastanza sodisfattione intorno a quello ch'ella mi dimanda. Gli dico adunque che hora il 2° luogo della Matematica è vacante, e che il Cataldo(207), che leggeva al tempo del Magini, havea di stipendio s. 500 in circa di questa moneta, nel progresso però di 40 anni in circa che havea letto, e sul principio si suol havere s. 200 pur di questa moneta; se bene questa lettura sogliono darla ad un Bolognese, poichè la primaria vien destinata a' forastieri. Quanto a' miei studii poi, mi ricordo bene di quello ch'ella mi disse circa il Chiaramonte: ma l'impedimento della lettura publica, e poi l'attendere alla compositione di una trigonometria, fondata sopra i logaritmi differenti da quelli del Nepero(208), mi distoglie da ogni altro studio; et a questa fatica mi è coadiutore il molto R. P. Antonio Roncho, molto amatore di questi studii, quale se li ricorda devotissimo servitore, nella cui camera scrivo la presente.
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