Sennon fussi che V. S. tiene qua pengni che credo, per l'afetto che V. S. porta loro, la costringnerano a venire a favorire queste nostre parte, averei preso ardire di suppricare V. S. che volessi consolarci cho la sua presenza ne' prossimi giorni del principio di Agosto; ma perchč mi prometto di goderla in ongni modo, mi riserbo ad altra ochasione a riscevere questa grazia, che sarā ancho comune al Sig.re Cavalier mio marito(284), che aspetto ongni punto torni da' sua poderi di Val di Bisenzo. Et in nome suo saluto V. S., et per fine di tutto core gli bacio le mani et resto stiava alle sue virtų.
Di Prato, il dė 28 di Luglio 1630.
Di V. S. molto Ill.re
[vedi figura 2041.gif]
2042.
FRANCESCO STELLUTI a [GALILEO in Firenze].
Acquasparta, 2 agosto 1630.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XI, car. 137. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Oss.mo
Sig.r Galileo mio, con man tremante e con occhi pieni di lacrime vengo a dare quest'infelice nuova a V. S., della perdita fatta del nostro Sig.r Principe, Duca d'Acquasparta(285), per una febre acuta sopragiuntagli, che hieri ce lo tolse con danno inestimabile della republica litteraria per tanto belle compositioni, che tutte imperfette ha lasciate, di che n'ho un dolore inestimabile, e pių mi duole che non ha disposto delle cose dell'Accademia, alla quale voleva lasciare tutta la sua libraria, museo, manuscritti et altre belle cose, le quali non so in che mani capiteranno. Era il povero Signore tanto afflitto dal male c'haveva, del quale non sperava liberarsene, che non sentiva pių gusto di cosa alcuna, nč č stato possibile di persuaderlo a far testamento.
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