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      L'acqua si può far salire per un cannone o sifone per attrazzione e per impulso. Per attrazzione, intendo quando l'ordigno (qualunque si sia) che lavora, sarà posto nella parte superiore A del cannone AB; per impulso, si fa montar l'acqua, tuttavolta che l'ordigno impellente sia accomodato da basso in B. Quando l'acqua si habbia a cacciar per impulso, si potrà sollevare e spignere a qualsivoglia altezza, anco di 1000 braccia, purchè il cannone sia saldo e forte, sichè non crepi: ma nell'alzarla per attrazzione ci è una determinata altezza e lunghezza di canna, oltre alla quale è impossibile far montare l'acqua un sol dito, anzi un sol capello; e tale altezza parmi che sia circa 40 piedi, e credo anco meno. La cagione di tale effetto mi travagliò assai, prima che io l'investigassi; ma finalmente m'accorsi che non doveva essere così recondita, anzi assai manifesta: chè così avviene delle cause vere, dopo che sono ritrovate.
      So che V. S. non dubita che quando AB fosse una gomoma di nave, e fermata in A, si può attaccargli in B un peso sì grave, che finalmente la strapperà; e non solamente ciò accaderà di un canapo, ma quando la medesima AB fusse una corda di rame o d'acciaio, grossa anco quanto il braccio d'un huomo, pur si strapperà con l'attaccarvi peso immenso. Ma se si rompono corde di canapa e d'acciaio, mentre debbano reggier soverchio peso, che dubbio doviamo noi havere che non si sia per strappare anco una corda d'acqua? anzi si strapperà questa tanto più facilmente, quanto le parti dell'acqua, nel separarsi l'una dall'altra, non hanno da superare altra resistenza che quella del vacuo succedente alla divisione; che nel ferro o altra materia solida, oltre alla resistenza del vacuo, vi è quella grandissima del tenacissimo attaccamento delle parti, del quale mancano le parti dell'acqua.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604