2049.
BENEDETTO CASTELLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 24 agosto 1630.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IX, car. 212. - Autografa. Sul di fuori, accanto all'indirizzo, si legge di mano di GALILEO: D. Bened.to F.: di che cfr. Vol. XIX, Doc. XXIV, c, 2).
Molto Ill.re Sig.r e P.ron mio Col.mo
Per molti degni rispetti, che io non voglio mettere in carta hora, oltra all'essere mancato di questa vita il S.r Principe Cesis, che sia in gloria, crederei che fosse ben fatto che V. S. molto Ill.re facesse stampare il suo libro costì in Firenze, e lo facesse quanto prima. Ho trattato col Padre Visconti se questo può havere difficoltà: mi ha risposto che non ci è difficoltà di sorte alcuna, e che desidera sopra modo che venga alla luce questa opera.
Quanto alli interessi del Padre Don Orazio(304), sappia che le cose vanno segretissime, e assolutamente non credo che si possa affermare nè bene nè male. Dal volgo si ragiona diversamente: altri fanno il pericolo grande, altri tengono che le cose passaranno bene. Io per me non so che mi credere: questo sì bene è verissimo ed indubitato, che i Padroni sono benignissimi.
Ho poi publicata la nova che mi dà della sanità grande che si gode in coteste felicissime bande, e la vado publicando tanto più volentieri, quanto che con mio grave dolore haveva a' giorni passati inteso, che le cose passavano male. Del tutto lodato Dio, che ci conservi e doni la sua grazia. Quel dirmi poi che l'apparecchio della vindemia è così sontuoso e per la quantità e per la qualità del vino, mi ha fatta venire una ardentissima voglia di un di quei fiaschi antichi sudici, che non hanno altro di bello in apparenza che quello artificioso turacciolo di paglia, e dentro sono ripieni di preciosissimo vino.
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