Piaccia alla divina bontā consolar me con la lunga e felice vita di V. S., alla quale con tutto l'animo bacio le mani.
Di Roma, il dė 24 Ag.to 1630.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma
La morte del nostro S.r Principe, giungendomi inaspettata, mi č arrivata acerbissima. Con la necessitā non č possibil contrastare, et č prudenza e pietā il conformarsi al voler divino. Scrissi a V. S. quindici giorni sono(306), e le diedi avviso della gratia della pensione delli 100 S.di fattali da N. S. Fu buona l'inspiratione che mi venne di spinger la modestia di V. S. a parlarne. Eccomi qua tutto suo per ricever sempre i suoi comandamenti per consolationi. Ho ricevuto dal S.r Dino(307) una gentilissima lettera, et a lui le relationi di V. S. havevano giā acquistato l'affetto mio.
S.r Galileo. Fir.eDev.mo Ser.re di core
Gio. Ciampoli.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, a
Firenze.
2051**.
PAOLO BOMBINI a [GALILEO in Firenze].
Genova, 30 agosto 1630.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XI, car. 139. - Autografa. Alla lettera č allegato anche oggi nel ms. (car. 140) il "foglio" che il mittente vi includeva, e che noi riproduciamo in facsimile.
Molto Ill.re S.r mio Oss.mo
Lungo tempo fa che io sono, come ella sa, divoto e partiale del valore e della persona di V. S.; nč punto hanno o sminuito o allentato questo affetto ne i varii accidenti della mia vita nč la spessa mutazione che da qualche anno in qua ho fatta di paesi: anzi questa, per ultimo, mi ha aperta la strada di doverla riverir con queste poche righe, come affettuosamente faccio.
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