Accetti V. S. la mia buona volontà, desiderosa di poter, se fossi possibile, supplire e concorrere con gl'effetti ad ogni suo bisogno.
S.r Violante, e noi insieme, la ringratia assai de i ranocchi e zatta, gustando non solamente del dono in sè, ma molto più della diligenza e sollecitudine di V. S.
Madonna hiermattina m'impose ch'io dovessi domandar a V. S., se credeva che della elemosina havuta dal Ser.mo G. Duca si dovessi far ringratiamento, poi che, per havercela portata qui un lavoratore che sta al Barbadoro, non se ne fece ricevuta. Io me lo scordai, et hora prego V. S. a darmene indizio con suo comodo, et in tanto spero di sentir anco buon esito della supplica che si fece hiermattina. La saluto in nome di tutte, e prego Nostro Signor che la conservi.
Li 4 7mbre 1630.
Sua Fig.la Aff.maSuor M. Celeste.
Nel fiasco più vecchio dell'aceto vi sono state alcune poche roselline.
Fuori: Al molto Ill.re et Amatiss.mo Sig.r Padre
Il Sig.r Galileo Galilei, aBello Sguardo.
2056*.
GIOVANNI SILVI a GALILEO in Firenze.
Roma, 7 settembre 1630.
Bibl. Naz. Fir. Appendice ai Mss. Gal., Filza Favaro A, car. 10. - Autografa.
Molto Ill.re mio Sig.r Oss.mo
La passata li scrissi altra mia, et la preghavo mi avessi favorito con suo comodo pagare al S.r Francesco Bontalenti di banco li s. 54, b. 15, moneta che lei mi deve, con scusarmi anco se avevo preso securtà di domandarceli, chè la mala stagione che corre lo causava. Ho di poi questa mattina ricevuto una cara sua delli 8 del passato, che deve haver fatto la na/40 in qualche loco, et per essa visto voleva li avisassi a chi doveva pagare il denaro, che ne ò hauto ghusto.
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