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      Io piglio l'acqua del Tettuc[cio... f]ino adesso ne ò 5 fiaschi grandi in corpo, senza miglioramento alcuno. Era meglio fussi stato trebbiano, che forse saria guari[to.] Se le robbe di costà potessino caminare e non fussero trattenute per il sospetto del mal contagioso, io vorrei affaticar V. S. che mi buscassi un poco di olio da stomaco del Gran Duca, per vedere se mi liberassi o vero almeno placassi il dolore, acciò la notte potessi riposarmi, chè sono parechi notte che dalla a/2 notte fino al giorno, et alcune tutta la notte, non riposo maii; oltre che dalle 23 ore(334) fino alle 2 di notte, ora di cena, mi dà il medesimo travaglio su l'ora della digestione del pranzo e della cena. Dio ne liberi ugnuno, e conservi V. S. sana et in sua gratia. Li torno duplicate raccomandationi da parte di mia madre e consorte, et io di core li bacio le mani. Nostro Signor li conceda ugni felicità.
     
      Roma, il giorno di S. Matt.o del 1630.
      Di V. S. molto Ill.reAff.[mo] Serv.re
      Gio. Silvi.
     
      Fuori:. All molto Ill.re Sig.r mio Oss.moIl S.r Galileo Galilei.
      Firenze.
     
     
     
      2070*.
     
      CATERINA RICCARDI NICCOLINI a [GALILEO in Firenze].
      Roma, 12 ottobre 1630.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 121. - Autografa la sottoscrizione.
     
      Molto Ill.re S.r mio Oss.mo
     
      Una poca d'indispositione che mi travaglia ha causato ch'io non ho potuto trattar col P. R.mo Maestro del Sacro Palazzo del negotio significatomi da lei; ma ben lo farò quanto prima, e li darò ragguaglio di quello haverò ritratto. Intanto non ho lassato di far ricapitar le lettere per il Padre Benedetto, come comandava.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





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