Io ho domandata et ottenuta licenza dalla Madre badessa di poterne far consapevole V. S., acciò non le sia improvvisa tal cosa. Non posso qui dir altro, se non raccomandar il negozio al Signor Iddio, e nel resto rimettermi nella prudenza di V. S. Mi dorrebbe assai s'ella restassi aggravata; ma da l'altra banda so che io non posso con buona conscienza cercar d'impedire l'aiuto e sollevamento di questa povera casa, veramente desolata. Questa sola replica (per esser assai universale e nota) gli dico che potrà far a Mons. Arcivescovo, ciò è che sarebbe cosa molto utile e conveniente il cavar di mano a molti parenti di nostre monache i dugento scudi che tengono delle loro sopradote, e non solamente i 200 de i capitali di ciascuna, ma molti ancora de gl'interessi che gli devono di più anni: fra i quali ci s'intende anco Mess.r Benedetto Landucci, debitore a Suor Chiara sua figliuola; e dubito che V. S., per esserli mallevadore, o per lo manco Vincentio nostro, non deva esserne pagatore, se non si piglia qualche termine. Con questo assegnamento credo che si andrebbe aiutando comodamente il convento, e molto più di quello che potranno far i parenti, poi che sono pochi quelli habbino facultà da poterlo fare. L'intenzione de i superiori è bonissima, e c'aiutano quanto è possibile, ma è troppo grande il nostro bisogno. Io per me non invidio altri in questo mondo che i Padri Cappuccini, che vivono lontani da tante sollecitudini et ansietà quante a noi monache ci conviene havere necessariamente, convenendoci non solo supplire a gl'offizzii per il convento e dar ogn'anno e grano e danari, ma anco pensare a molte nostre necessità particolari con il nostro guadagno, il quale è così scarso che si fanno pochi rilievi.
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