Quando V. S. sarā stata da Ms.r Arcivescovo, mi sarā grato sentir ragguaglio del seguito.
Sua Fig.la Aff.maSuor M.a Celeste.
Fuori: Al molto Ill.re et Amatiss.mo Sig.r Padre
Il Sig.r Galileo Galilei, aBello Sguardo.
2089**.
VINCENZIO GALILEI a GALILEO [in Bellosguardo].
Montemurlo, 7 dicembre 1630.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IX, car. 228-229. - Autografa. Nelle car. 226-227 del medesimo codice si ha la minuta di questa stessa lettera, pur autografa, la quale non presenta varianti di importanza.
Molt'Ill.re Sig.re e Cariss.mo Sig.r Padre,
Hoggi mi son pervenute due lettere di V. S., l'una mandatami stamani da Prato dai miei parenti, et altra arrecatami stasera da Sandrino: da tutt'a due ho riceuto disgusto e dolore eccessivo, parendomi di vedere in esse (et in particolare nell'ultima) distesa la sentenza della mia rovina, quale m'apparecchio a sostenere, sapendo che immutabile e giusto č 'l giudizio di Dio e facendo capitale, per mia consolazione, di quella sentenza: Una salus victis, nullam sperare salutem.
Ma per venire a dare qualche risposta alle sue lettere, dico prima, che quando mi risolvetti a venir qua su, fui mosso dal desiderio di salvar la vita, e non per venir a spasso e pigliar aria, parendomi che in Firenze, et in particolare nella strada dove stavo, ci fusse occasione di temere pių che mediocremente d'essere assalito et atterrato dalla peste; nč pensai per questo di accrescer spesa a V. S., perchč tanto mi pare di consumare stando qua su, quanto s'io stessi in Firenze.
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