Io haverò da pagare il resto delle spedizioni al spedizionero, quale mi ha fatto il servizio co' suoi danari. Questo è quello che occorre quanto alla Mansionaria di Brescia.
Del Sig.r Pieralli non ho che dire, se non che al sicuro a quest'hora ha riceute le bolle del Canonicato, e deve pagare a V. S. la pensione di 40 S.di di moneta, 20 a S. Giovanni prossimo futuro, e venti al Natale di Nostro Signore Giesù Christo. Io ho le bolle in mano dell'uno e dell'altro, e le mandarò per quella strada che V. S. mi comandarà.
Quanto a Don Modesto, non so come consolarlo, prima perchè non si fa il capitolo per i sospetti di peste; 2o, perchè è impossibile ottenere la licenza di passare da Firenze a Monte Cassino dalla Congregazione della Sanità di Roma, che ha fatti ordini rigorosissimi, a' quali non vogliono dispensare, massime che qua si tiene lo stato del Ser.mo G. D. sospetto; 3o, [sarà] impossibile a me, e forsi a qual si voglia, potere mutare un giovane da Firenze senza la grazia di quel Padre Abbate, nè Don Modesto stesso lo deve tentare: e V. S. mi faccia grazia di leggerli questa mia per risposta alla sua, e lo preghi in nome mio a quietarsi l'animo per hora, sino che passino questi miseri tempi.
Desidero poi sopra modo intendere e vedere quello che V. S. haverà scritto sopra il negozio di Bisenzo, perchè credo sia bel campo e ho sempre detto che questa era materia per lei. Qua vado leggendo a diversi amici intendenti la lettera del Sig.r Andrea Arrighetti(516), quale mi riesce sempre più bella, e li basti che ha mossa la meraviglia a Mons.r Ciampoli nostro, quale, insieme con Mons.r Pallavicino, li bacia le mani; et io li fo riverenza.
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