E questo par che torni tanto più a proposito fatto, quanto il medesimo P. Maestro scrive che, occorrendo, scriverà qua al P. Inquisitore, significandogli quello che si deve osservar nel libro, e trovandolo osservato, lasci poi correre l'opera alla stampa.
Prego dunque V. S. Ill.ma a farmi grazia di ritrarre dal Ser.mo Padrone se resta servito di questo che propongo; e seguendo, io mi sforzerò di venire al tempo prefisso a Corte, con speranza di far costare a S. A. et a tutti quanto male siano informati delle mie opinioni quelli che dicono che elle non piacciono, perchè assolutamente le opinioni che non piacciono non son le mie, e le mie sono quelle che tengono S.to Agostino, S. Tomaso e tutti gl'altri autor sacri.
Il S. Niccolò Aggiunti, che in questo punto è venuto a visitarmi, renderà la presente a V. S. Ill.ma, et anco, per minor sua briga, tornerà per sentire quello che sarà stato determinato da S. A. S. e me ne darà avviso. Et io intanto reverentemente gli bacio le mani e prego intera felicità.
Da Bell.do, li 3 di Maggio 1631.
Di V. S. Ill.maDev.mo et Obblig.mo Ser.re
Galileo Galilei.
2163**.
ESAÙ DEL BORGO a .......
Madrid, 13 maggio 1631.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XV, car. 71. - Autografa la firma.
.... Io presentai al Re quel'occhiale, che ne fece una festa la maggiore del mondo, come lo scrissi al S.r Cioli(526) et al medesimo S.r Galileo(527), a chi detti conto della disgratia che ne seguì, che fu rompersi il cristallo maggiore della boccha; et il medesimo Re mi mandò D. Tommaso Lavagna con la misura, perchè li facessi venire un altro cristallo, e con tante raccomandationi che V. S. si maraviglierebbe.
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