E li bacio le mani, come fa ancora l'Ambasciatrice.
Di Roma, li 25 Maggio 1625 (sic).
Di V. S. molt'Ill.reSer.re Aff.mo
Franc.o Niccolini.
2173*.
ASCANIO PICCOLOMINI a [GALILEO in Firenze].
Murlo, 28 maggio 1631.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IX, car. 254. - Autografa.
Molt'Ill.re Sig.r mio Oss.mo
La memoria delle virtù sue è talmente assicurata in fin nell'animo de' suo' emuli, ch'io, che le professo venerazione e servitù, malamente me ne posso appagare se non quanto ella la riconoscesse in me accompagnata da un vivissimo desiderio de' suoi comandi. Il S.r Tommaso Rinuccini non ha a V. S. dato se non occasion di briga, nè mai l'havrei pretesa per le sue mani, non meritandola la mia richiesta, che non tendeva a fin se non d'una superficial notitia, qual, come V. S. benissimo dice, si richiede in discorso accademico. Ma già che per sua gentilezza me n'ha volsuto honorare sì puntualmente, gnene rendo duplicate grazie, e in riguardo della cosa istessa, et in riguardo del favore ch'io n'ho conseguito della sua lettera.
Con la curiosità che meritan l'opere sue attenderò alla luce il suo Dialogo, che mi si supponeva finito, quando, vedendo la remissione con ch'ella discorre delle sue fatiche, son caduto in suspetto ch'ella di novo l'habbi abbandonato: e benchè sommamente commendi la prudenza con che ne parla, mi ricordo in ogni modo ch'ella hebbe altre volte concetto di far conoscere al mondo che non per mancanza d'osservazione e d'ingegno, ma per humil elezzion d'ubbidienza, abbandonava quell'osservazioni ch'hormai ne' paesi oltramontani son generalmente tenute per dimostrate, il che non poteva seguire senza relevante benefizio publico.
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