Vedi quanto V. S. Ecc.ma scrive del libro intitolato Rosa(615). Io dubito che non intervenghi a quel Padre come a quel'imperatore, che volendo afogare altri in una gran salla, piena di folie del medesimo fiore, egli vi lasciò o la vita o la moglie. Viviamo e vedremo.
Desideravo aspetare occasione di potere havere licenzia dal S. Cutunio di comunichar lo stampato del di lui libro(616), che subito chiesto mi mandò; ma non è stato posibile prima che ussischi in publicho, che serà prestissimo. Sono in sostanza quatro foglii, in provando che la terra è semplice, non gran magnete, chè non ne potressimo sostener parte alcuna in mano che dalla gran molle tereste non fosse attrata, e che la magnete chè abiamo non potrebbe, a parangone della terra, havere pur una minima forza di tirare il ferro. Concore col Cabeo(617) al libro 4, cap. 21, e che in somma se la terra si dovesse movere, bisognaria havesse un perpetuo motore, qual ha la sfera del fuocho. Loda però talmente l'argumento a favore del Copernicho de immenso spatio quod primum mobile suo motu pertransit, che egli non vi sa dare altra risposta che dire che habbet vires, sed in hoc ellucet summa prepotentis Dei excelentia; onde la inmobilità della terra serrà un miracolo della nostra Fede, nel che siamo d'acordo. È vero però che quelo argumento non so quanto vaglia.
Circa l'oservatione di S.o Petronio, non posso dirli d'haverne profitato, altro che l'havermi aperto campo di specular modi per superare le malagevolezze che portano le cose materiali in grande per la essatezza dell'osservationi.
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