La prego pertanto a scusare il mio silentio appresso la cortesia di questo mio Signore, e dirgli per ora che nel mio Dialogo troverà notato l'inganno di tutti i nostri antecessori nel determinar le grandezze de' pianeti e delle altre stelle, e come la mancanza del telescopio non è bastante scusa alla loro fallacità, della quale con mezzi agevolissimi potevano accorgersi.
Sarò con lo stampatore per veder che, conforme al consiglio di V. S., invii buon numero di essi Dialogi a Lione, per indi mandargli costà e distribuirgli in varie parti, chè così desidero. I libri che scrive V. S. mandarmi, non sono ancora arrivati; ma intendo da questi SS.ri Galilei che la balla e cassa, dove sono, è gionta a Livorno, e che hanno dato commissione che quanto prima sia inviata qua. Ma di già mi pervenne alle mani un mese fa il libro del Lansbergio De motu terrae(725) e l'altro del Fromondi(726) in contradittione; ma l'infirmità de' miei occhi non mi ha permesso di poterli continuamente leggere: ma per quel poco che ho potuto così alla spezzata comprendere, dubito che i pensieri del Lansbergio e alcuni del Keplero siano più tosto a diminutione della dottrina del Copernico che a stabilimento, parendomi che questi (come si suol dire) ne habbiano voluto troppo; onde molti nel ponderare certe lor fantasie, e forse credendo che siano concetti dell'istesso Copernico, mi pare che non senza raggione (come fa il Fromondi) si burleranno di tal dottrina. Fra gl'oppositori del Copernico il Fromondi mi par il più sensato e capace di alcun altro che sin qui io habbia veduto.
| |
Dialogo Dialogi Lione Galilei Livorno Lansbergio De Fromondi Lansbergio Keplero Copernico Copernico Fromondi Copernico Fromondi
|