E veramente se io havessi veduto questi libri a tempo, non harei mancato di avvertire il lettore che, anco in dottrine salde e profonde, possono da alcuni, o per troppa confidenza di sè stessi o per poca intelligenza, essere inserite cose leggiere e stravaganti, cosa che non fece mai il Copernico.
Resto con obligo particolare a V. S. dell'ingresso procacciatomi appresso i soggetti nominatimi da lei, e a suo tempo sentirò volentieri non meno le lor censure che le laudi sopra i miei scritti. Faccia loro all'occasione offerta del mio affetto, pronto a servirgli. Io harei molte cose, andate attorno qua dopo la pubblicatione del mio libro, da dire a V. S.; ma i miei miseri occhi non mi permettono l'affaticargli più. Basta che sappia sol in generale che si va continuamente più guadagnando che scapitando, e che tali che prima altamente garrivano se ne stanno in silentio.
Sono tutto tutto del mio Sig.re Elia e riverentemente gli baccio le mani, come anco al S.re Gassendo, e prego felicità.
Di Firenze, gli 9 Aprile 1632.
2257.
GALILEO a [CESARE MARSILI in Bologna].
Firenze, 17 aprile 1632.
Arch. Marsigli in Bologna. Busta citata al n.° 1688. - Autografa.
Ill.mo Sig.re e Pad.ne Col.mo
Una molestissima discesa ne gl'occhi, che da 40 e più giorni in qua mi travaglia, e mi leva particolarmente il potere senza grave offesa leggere e scrivere, mi necessita finalmente a posporre ogni nocumento a' molti debiti che tengo con V. S. Ill.ma principalmente, e poi con altri miei Signori costì, da me stimati e reveriti: nè voglio che questa per ora serva ad altro effetto che a porger mie scuse, prima a lei stessa, e poi per lei a gl'altri miei padroni, già che la mia mala costituzione non mi permette di poter partitamente scrivere a tutti, come vorrei.
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