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FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
Venezia, 15 maggio 1632.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 107. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
Mi mandò l'Ill.mo Sig.r Cancellier grande il libro del Dialogo, con la lettera di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma del sabato Santo. In una mole de affari noiosi ho rubbate l'hore per divorarmelo, com'ho fatto, con deliberatione di andarmelo digerendo e ruminando come la più singolar petra che delle cose naturali sia ancora comparsa; e dico naturali, spetialmente per le specolationi intorno al moto, di cui sino al giorno d'hoggi convien confessare non sapersi assolutamente nulla, se non quanto V. S. con quest'opera divina cava dalle tenebre. Non adulo, ma di cuore le dico: Non est factum tale opus in universa terra. Qualche specolatione mi si rende difficile, ma le intese sono le più rare gioie che si sieno ancor vedute. Ma prometendo ella altre specolationi intorno ai moti naturali e de' proietti, mi ha posto in desiderio di vita più per l'interesse di poterle vedere che di qualonque cosa mi desideri. Havevo qualche timore che materie così ardue, portate in dialogo, arrecassero lunghezza; ma l'ingegno divino di V. S. ha superato ogni aspettatione, et si può con verità affermare che nell'opera sua non sia parola nè manchevole nè superflua. Ma oh Dio, con che decoro ha dato vita a quel degno personaggio il Sig. Sagredo! Se Dio mi salvi, che mi pare sentirlo parlare.
L'Ecc.mo Venier(743) va in gloria, sentendo parlar di V. S.: tanto l'ama e stima.
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