Vivo ansiosissimo d'intendere del nostro Mecenate(746), essendosi qui sparsa non so che novità(747), se ben poi mitigata assai; non manchi in grazia di scrivermi subito subito. Io poi vo continuamente intarsiando nuove co[sette] nel medesimo libro, secondo che sento esser promossi scrupoli e difficoltà; et in particolare intendo, i Peripatetici strepitare, et il Chiaramonti rispondere in sua difesa. Se ella ancora sente che qualche sfaccendato esamini e opponga, me ne dia conto.
Ho travagliato da 2 mesi in qua per gl'occhi; ora comincio a poter leggere un poco et a riavermi di alcune alterazioni di stomaco, sopraggiuntemi da 6 giorni in qua. Faccia in mio [....] i soliti offizii caldissimamente, mi ami e mi comandi.
D'Arcetri, li 17 di Maggio 1632.
[Prosit nova dignitas](748).
Della P. V. molto R.
Ser.re Obblig.moG. G.
2270**.
BENEDETTO SCALANDRONI a GALILEO in Firenze.
S. Piero in Sillano, 17 maggio 1632.
Bibl. Naz. Fir. Appendice ai Mss. Gal., Filza Favaro A, car. 33. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.re et Pad.ne mio,
Molti giorni sono, mentre mi ritrovavo in Fiorenza, ricevetti da mio padre proferte e racomandazioni fattemi da V. S., delle quali sommamente la ringrazio (non per questo ricusando, bisognandomi, la sua cortesia et amorevolezza), et insieme avviso come dovevo mandarli alcuni saggi del mio vino, il che fino adesso non ho fatto mediante molti impedimenti hauti in detto tempo; cioè, che partitomi di Fiorenza, venne quassù in Chianti in visita, dopo dua giorni, Monsig.re Vescovo di Fiesole, quale dirittamente arrivò alla mia pieve, dove si fermò, per sua grazia, cinque o sei giorni, e dipoi partitosi ebbi a farli servitù nel suo viaggio quindici altri giorni; e mediante questo non servii V. S., come prontamente dovevo.
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