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      È riuscito secondo io desiderai quando li scrissi da Napoli, che mettesse questa dottrina in dialogo per assicurarsi da tutti(774) etc. Vero è che qui non si trattano cose da me desideratissime, com'è l'anomalie dell'obliquità et escentricità, et le nove apparenze et esorbitanze toccate da Platone ne' secoli antichi, ma di altra materia che ne' moderni da Copernico, nè degli apogei e perigei et latitudini mutate, et dell'immutabilità delle distanze tra di loro e mutabilità da' tropici(775) e dal zodiaco, e molte altre cose ch'io stimo inarrivabili, mentre V. S. le tace, e le cose ch'io li dimandai nella prima epistola, letto il Nunzio Sidereo(776).
      Circa il movimento del mare, non in tutto son per adesso con V. S., seben è assai meglio scritto che non mi fu riferito d'amici che non seppero risponder a gli argomenti, e col tempo n'avviserò V. S. Si dolora grandemente Apelle(777) di questo libro, et indivinò, parlando meco, che V. S. havea di puntarlo: perchè lui a ogni modo vorrebbe esser l'autor delle Macchie, e m'allega molte epistole di quel tempo a suo favore. M'ha dato da principio il suo libro(778), ma sendo tedioso il suo scrivere, non posso dir d'haverlo ben letto etc.
      Mi piace assai che quelli che si faceano autori delle propositioni di questo libro di V. S., e dicendo ch'erano degli antichi Pitagorici e Democratici e di V. S., mi rispondean che non l'han visti, nè quel che in Aristotile, Platone, Galeno e Plutarco si legge, e ch'era loro inventione, adesso son chiariti e nell'Academie noti, se ben tra' letterati plebei si fanno spantosi con riferirle, lunge da noi, come proprie.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





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