A questo dimostrò grandissimo contento, e mi aggiunse che se io l'assicurava di tale cosa (guardi V. S. che cosa in questo mondo regola le nostre azioni), poteva resultarne benefizio grandissimo all'autore. A me pareva d'aver non so che poco di libretto, che è quello della preservazione dalla peste del medico Portughese(782), dove credevo che fosse il modo da potersi chiarire; e gli promessi di mandargliene subito. Non voleva, ma diceva che gli bastava la mia attestazione, come parola di gentiluomo. Risposi, che quando non fosse stato il riscontro in detto libro, come veramente non vi è(783), se bene è stampato dal Landini, che m'obbligavo a farne venire di Firenze sufficienti chiarezze; che da lui fu accettato con molto gusto.
Ora il negozio è qui, e quanto a me non credo che ci sia stato altro motivo che quello che ho scritto in detta lettera al S.r Migliore, cioè che si dolga qua il Maestro del Sacro Palazzo che non sia stato stampato costà il libro come stava giusto l'originale, e che, tra l'altre, manchino nel fine due o tre argumenti inventati propriamente dalla S.tà di N. S.re, con i quali pretende aver convinto il S.r Galileo e dichiarata falsa la posizione del Copernico; che perciò, essendo capitata in mano di S. S.tà l'opera e vedutala manchevole, era necessario porvi rimedio. Questa è la coperta; ma la sustanza debbe essere che i PP. Giesuiti deono sotto mano lavorar gagliardissimamente perchè l'opera sia proibita, chè questo me l'ha detto egli medesimo con queste parole: I Giesuiti lo perseguiteranno acerbissimamente.
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