Ero andato sino lunedì passato a trovare il Maestro del Sacro Palazzo: e doppo d'haverli esposti tutti i capi della lettera di V. S. Ill.ma e doppo d'haverlo anche quietato a proposito delle sue doglienze, ne ritrassi più tosto buone speranze che altro, e particolarmente che credeva che non s'havessi a venire a termine di prohibire il libro, ma di correggere et emendar solamente in alcune cose, che veramente stanno male; e che se havesse possuto, senza suo pregiudizio e senza trasgredir gli ordini, dirmi anticipatamente qualche cosa, lo farebbe: ma ch'anche a lui conveniva andar destro, perchè haveva corse le sue burrasche per questo conto, e s'era aiutato meglio ch'haveva saputo. Si duole che non sia stata servata la forma data con la propria lettera all'Inquisitore, che quella dichiarattione da stamparsi da principio sia di diverso carattere e che non vada concatenata col resto dell'opera, e ch'il fine non corrisponda punto col principio.
Io quanto a me, s'ho a dire a V. S. Ill.ma il mio senso, credo che sia necessario pigliar questo negozio senza violenza, e trattarlo più tosto con i ministri e col S.r Card.l Barberino che col Papa medesimo; perchè come S. S.tà impunta, la cosa è spedita, massime quando si vuol contrastare o minacciare o bravare, perchè all'hora dà nel duro e non porta rispetto a nessuno. La più vera è quella di guadagnarlo col tempo e col tornar destramente più volte e senza strepito, anche per via de' ministri, secondo la qualità de' negozi; et se in quello del S.r Mariano si fusse solamente procurato di guadagnarsi il Nunzio, perchè scrivesse e supplicasse, senza entrar seco ne' meriti della causa e particolarmente a dar consulti o scritture, ch'a lui han dato forse occasione di far qui il buon dottore e mostrar di saperne più de' nostri e di consigliar in contrario, si sarebbe manco esacerbato l'animo del Papa, al qual non bisogna mostrar di voler disputare le cose di giustizia.
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