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2304.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
Venezia, 18 settembre 1632.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 38. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
La morte del Sig.r Ressidente(817), di che mi scrive V. S. molto Ill.re et Ecc.ma nelle lettere di II, si è intesa la settimana passata con mio grave dolore: Dio l'habbia in Cielo.
Li libri non sono stati mandati costì; il che mi dispiace per il Sig.r Antonini(818).
Lo sforzo de' suoi nemici, perchè il libro sia prohibito, non farà danno nè alla gloria di V. S. nè agl'intendenti. Quanto alla posterità, questo apunto è uno de' mezi per fargli passare l'opera. Ma che sciagurata setta conviene sia quella alla quale ogni cosa buona e fondata nella natura, per necessità ha da riuscir contraria et odiosa! Il mundo non è ristretto in un solo angolo: V. S. lo vedrà stampato in più luoghi e lingue; et a punto per ciò fare ci voleva l'ordinaria persecutione di tutte l'opere buone. Il mio dispiacer è che mi veggo privo della più desiderata cosa in questo genere, che sono gl'altri suoi dialoghi; quali se per questa causa non posso haver gratia di vedere, darò a cento mille diavoli questi hipocriti senza natura e senza Dio.
Per il negotio della sua pensione, questo apunto aspetta al mio carico. È necessario che V. S. mandi qui, in mano di qualcheduno di questi mercanti, le sue bolle di essa pensione, per haverne il beneplacito e possesso dall'Ecc.mo Senato(819). Ci va qualche spesa, ma di questa non si travagli: fatto questo, non dubbiti che trovarò modo di farla pagare.
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