Resto con un giubilo inesplicabile per la cortese promessa di farmi vedere il rimanente, perchè in genere di scienze non desidero, posso dire, di veder nella mia vita altro, et alcuni scritti del Campanella, stampati oltre i monti, non venuti in Italia, ove intendo difende l'istesso. Viva lieta, e lasci scoppiar l'invidia. E le bacio le mani.
Ven.a, 9 Ottobre 1632.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maEcc.mo Galileo.
Dev.mo Ser.reF. Fulgentio.
2320.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO in Firenze.
Venezia, 9 ottobre 1632.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 43. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.re P.rone Col.mo
Havevo già scritta una lunga lettera in materie piacevoli a V. S. molto Ill.re et Ecc.ma, quando giuntami la sua di 2 m'ha colmato di dispiacere e di compassione. Io non posso havere timore ch'in Roma riceva violenza, perchè la sua causa è troppo giusta, e nel suo medesimo libro si porta la sua giustificatione. Ma ad ogni modo ad un huomo settuagenario, che non ha altro gusto ch'il filosofare, questo incontro non può esserle che di disturbo et incommodo gravissimo. Se io fossi buono di porgerli aiuto, etiandio fosse con la metà della mia vita, Dio mi vede, sarei più pronto ch'a darli consiglio, il quale sarebbe altro in presenza che possi essere in scrittura.
Il primo punto deve esser il confirmare l'animo con sicurezza che questo travaglio sarà molto minore in essistenza che non si dimostra nell'aspetto. Andarà sotto la protettione di quell'Altezza, chè questo conviene per ogni modo assicurarsi.
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