Questi, Em. S., sono i partiti che per salvezza della mia vita e per sodisfazione di cotesto eccelso e venerando Tribunale mi sovvengono. Prego la benignitą sua che voglia rappresentargli, con scusare insieme se per mia ignoranza vi havessi commesso veruno errore. E per ultima conclusione, quando nč la grave etą, nč le molte corporali indisposizioni, nč afflizzion di mente, nč la lunghezza di un viaggio per i presenti sospetti travagliosissimo, siano giudicate da cotesto sacro et eccelso Tribunale scuse bastanti ad impetrar dispensa o proroga alcuna, io mi porrņ in viaggio, anteponendo l'ubbidire al vivere. E qui, Em.mo e Rev.mo Sig.re, con ogni humiltą inchinandomi, gli bacio la veste e prego il colmo di felicitą.
Di Firenze, li 13 di Ottobre 1632.
Di V. Em.za Rev.maHum.mo et Obb.mo Servo
Galileo Galilei.
Fuori si legge, di mano di URBANO VIII:
Si č trattato di questo affare nell'ultima Cong.ne del S. Offitio: non occorre altra risposta; basta intender dall'Assessore se č stato eseguito l'ordinato in detta Cong.ne
2325.
GALILEO a [CESARE MARSILI in Bologna].
Firenze, 16 ottobre 1632.
Arch. Marsigli in Bologna. Busta citata al n.° 1688. - Autografa.
Ill.mo Sig.re e Pad.n Col.mo
Sono poco meno di 2 mesi che il P. Inquisitore di qui commesse, di ordine del R.mo P. Maestro del Sacro Palazzo di Roma, al libraio et a me, che non dovessimo dar fuora pił copie del mio Dialogo sino ad altro avviso(842): e questa fu la prima conferma di una acerbissima persecuzione, che poco avanti havevo inteso che si andava machinando contro di me e 'l mio libro; la quale persecuzione č andata pigliando tanto vigore, che finalmente, 15 giorni sono, mi venne una intimazione dalla S. Congregazione del S.to Offizio, che per tutto questo mese io debba presentarmi a quello eccelso Tribunale.
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