Et se l'universale de gli homini fosse disposto alli discorsi dell'intelletto come alli suoni musicali, al certo il Chiaromonte et i pari suoi non sarebbero mai tenuti nel numero de i litterati; perchè se uno di questi che suonano il leuto ancor che manco di mediocremente, facesse una sonata tanto discorde et esorbitante dal vero modo di sonare quanto questo discorso del Chiaromonte è lontano da un aggiustato discorso, colui di sicuro non sarebbe già mai stimato degno d'alcun nome di sonatore. Dio lo guardi, che a l'intelletto purgatissimo del S. G. D. arivi la notitia di questa pazzia, perchè scorrerà gran pericolo di esser raso dal'honorato ruolo de' lettori di Pisa.
Io vo ancora continuando con la mia indispositione, se bene con miglioramento notabile, et spero in breve di uscir di letto. Sia però fatta in tutto e per tutto la volontà di Dio, quale conservi V. S. felicemente come Lo prego, e li faccio humilissima riverenza.
Roma, 16 8ttobre 1632.
Di V. S. molto Ill.reDevotiss.o e Oblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Bened.o Castelli.
2327*.
ANDREA CIOLI a FRANCESCO NICCOLINI [in Roma].
[Siena], 16 ottobre 1632.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. II, car. 91. - Minuta non autografa.
Al S.r Amb.re Niccolini.
16 8bre 1632.
Passa una staffetta per costà, senza che io sappia da chi venga spedita da Fiorenza, perchè non ha portate lettere per me nè per altri in Siena; e mi fa nondimeno servitio per l'occasione che mi dà di scrivere a V. E. quel che non potetti hiersera.
Il povero S.r Galileo è il più afflitt'huomo del mondo, e S. A. ha tanta pietà di lui, che vorrebbe, anche per sua propria quiete, vederlo consolato, o almeno non del tutto sconsolato e quasi messo in disperatione.
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