De i suoi travagli, io tengo per certissimo che debbano svanire e rissolversi in niente, perchè così vuole il giusto; et se ella fosse qui con noi, so certo che così sarebbe. Faccia cuore e non si dubiti, che Dio le assisterà, e finalmente la verità haverà suo luoco. Mi son trovato a caso hieri, ove si ragionava del sistema Copernicano; et con la debita lode della chiarezza che gli ha portato l'opera di V. S., sentii però farci questa difficoltà, e colui che la faceva si contentò canonizarla come insolubile: cioè che se il sole è nel centro e la terra è sopra Venere, non è possibile che si vegga la metà del zodiaco, come pure è constante esperienza astronomica che sempre se ne veggano 6 segni. Non so se nel Copernico sia levato questo dubio; e l'ho voluto scriver a V. S., perchè non ho a mano nè il suo libro nè il Copernico, che è in mano d'un gentil huomo.
Si conservi, et habbi per certo che ne i mali humani molto maggior è sempre quello dell'imaginatione di quello dell'essistenza; e vedrà che sul fatto alle ragioni ciedono per forza le chimere delli ignoranti. Resto tutto a i suoi commandi e con ardentissimo desiderio d'intendere che ella sia in tranquillità; e le bacio le mani.
Ven.a, 23 Ottobre 1632.
Di V. S. molto Ill. et Eccell.maDevotiss.o Ser.re
F. Fulgentio.
2333.
FRANCESCO NICCOLINI a [GALILEO in Firenze].
Roma, 23 ottobre 1632.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. X, car. 47-48. - Autografa la sottoscrizione.
Molto Ill.re Sig.r mio Oss.o
Sento con infinito dispiacere il travaglio che V. S. riceve per l'impressione del suo Dialogo, e vorrei poterli essere di qualche aiuto, che merita la sua bontà e valore.
| |
Dio Copernicano Venere Copernico Copernico Ottobre Eccell Fulgentio Firenze Dialogo
|